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X-Ray Analysis | Cap. 817/818 | Wano | OnePieceLab

X-Ray Analysis – Capitolo 818 – 817

Carissimi amici,

finalmente trovo qualche minuto per tornare a scrivere organicamente qualcosa su One Piece, spinto anche dall’incontenibile fervore che penso ha pervaso un po’ tutti voi durante la lettura dell’ultimo capitolo. Ho apprezzato parecchio i contenuti, in primis per l’utilità delle rivelazioni ai fini del libro che sto scrivendo insieme al Re. Se vi dicessi che la scoperta di un clan di Wano che scolpiva i PG non mi ha sorpreso affatto probabilmente non mi credereste, e non potrei darvi torto, d’altronde non avete ancora letto nulla di tutto ciò che da quasi due anni non vedo l’ora di raccontarvi. Ma il problema come sempre è il tempo.

Oggi parliamo del capitolo 817 e 818, per sommi capi, andando ad analizzare alcuni punti cardine, per concludere poi con una parte della MaxiWanoTheory, promessa mesi or sono e mai completata, ma che ahimè non posso ultimare, per le stesse ragioni di cui sopra.

Dato che ci aspetta una lunga analisi, direi di non tergiversare oltre.

Capitolo 817

Gli elementi salienti a mio parere sono stati tre:

  1. Momonosuke non è figlio di Kin’emon ma di un Daimyo di Wano (precisamente del Daimyo di Kuri, Oden Kozuki) e tutta la compagnia di samurai, più Inuarashi e Nekomamushi, sono suoi sottoposti, nonchè amici.
  2. Raizou è sempre stato a Zou, tenuto prigioniero all’interno della Balena per la sua incolumità.
  3. Esistono dei PG diversi dagli altri, di colore rosso, il cui scopo non è quello di narrare la storia perduta.

A parte il punto 1, che avevo teorizzato tempo fa limitatamente al fatto che Momo non fosse figlio di Kinemon, per il 2 mi son dovuto ricredere… sinceramente speravo che Raizou fosse altrove, ma come sempre la linearità della narrazione la fa da padrone: Kinemon – Punk Hazard, Kanjuro – Dressorsa, Raizou – Zou. Molto, molto semplice. Il punto 3 invece non me lo sarei mai aspettato, ma l’ho digerito con piacere.

Cominciamo parlando di una famiglia molto particolare, probabilmente l’unica che, dopo quella della D., è riuscita a impensierire seriamente il Governo Mondiale con le sue azioni.

Il Clan Kozuki

Non so quanti di voi conoscono la storia del Giappone feudale. Nel dubbio vi do giusto qualche cenno, altrimenti vi perdo per strada.

L’impalcatura politica del Giappone è stata quasi del tutto copiata da quella cinese dell’epoca. I rapporti con la Cina sono sempre stati, diciamo, di amore e odio… basti pensare alle origini del termine “Wa”, scritto con  il kanji 倭, inizialmente utilizzato dai cinesi per indicare quel popolo di barbari residenti a Est così fedeli e puntuali nel pagamento dei tributi, e successivamente trasformato quasi per sbaglio dagli stessi cinesi in 和 (che si legge sempre “wa”, ma significa: “paese dell’armonia, della pace e dell’equilibrio”) e subito adottato con fierezza dai giapponesi, che per anni ne fecero il loro simbolo. Non a caso, proprio il suddetto kanji, 和, compare nel flashback di Brook, quando parla della terra di Wano. In realtà, quando i samurai comparirono per la prima volta in veste di guerrieri e non più di servitori, questo nome era ormai caduto in disuso da tempo. Il fatto che Oda lo associ all’epoca feudale del Giappone, storicamente successiva, può essere sinonimo di spunti e richiami ad epoche passate, quelle stesse che la storia difficilmente racconta proprio perchè le fonti ufficiali andarono perdute (quel che sappiamo è merito degli annali cinesi, difatti). Ma ancora una volta i giapponesi, furbi, hanno voluto strumentalizzare questa sottospecie di destino infame e avverso per crearsi da zero, e sempre sulla falsa riga del vicino Impero Celeste, una propria storia e una propria mitologia, legando indissolubilmente l’umano e il divino, al punto da imparentare la famiglia imperiale con i Kami più importanti dello Shintoismo. L’idea di dare all’Imperatore natali semi-divini è retaggio cinese. Lo stesso stemma imperale, ossia il Drago, è retaggio cinese. Ma evito di dilungarmi al riguardo.

Ciò che importa è che ad un certo punto della sua storia, il Giappone si è trovato con un Imperatore a capo di numerose famiglie, ad ognuna delle quali decise di concedere un appezzamento di terra. Questi appezzamenti sarebbero poi diventati gli Han, ossia i feudi, mentre i capifamiglia sarebbero col tempo diventati i Daimyo, ossia i signori feudali.

Ora, credetemi se vi dico che la figura del Daimyo fu la rovina di questo Paese. Il modello istituzionale cinese era molto solido, ma era appunto cinese, ossia modellato per quel popolo. I giapponesi, arrivati a un certo punto, si ritrovarono con un modello istituzionale che mal si accoppiava con i loro usi, costumi e abitudini. In altre parole, si cucirono addosso un vestito molto scomodo, che dal cominciare a far le grinze un po’ dovunque, prese a strapparsi in modo irreparabile. L’imperatore pian piano venne eclissato, mentre la figura del capo militare, ossia lo Shogun, acquisiva sempre più prestigio e potere, al punto da diventare la carica più ambita di tutto l’impero. A partire dal clan Minamoto, conosciuto anche come Genji, si ebbe un governo di tipo shogunale, chiamato Bakufu, in cui sostanzialmente era lo Shogun e non l’imperatore a dettare legge. Da quel momento in poi, la storia venne scandita a colpi di shogunati, susseguitisi al prezzo di innumerevoli vite umane. Il culmine di questa follia si ebbe durante il periodo Sengoku, conosciuto anche come l’epoca degli stati belligeranti. Facile capire perchè. Per riacquistare un minimo di pudore e di ordine, furono necessari gli sforzi e i sacrifici di tre grandi uomini: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu. Quest’ultimo, dopo una lunga serie di peripezie che ebbero fine con la vittoria di Sekigahara, riuscì a riunificare il Giappone sotto la sua guida, dando inizio all’epoca più famosa dell’intera storia giapponese: l’epoca Edo.

Al riguardo c’è da dire tantissimo, ma ci torniamo dopo. Quel che importa al momento è sapere che durante questo periodo visse una famiglia / clan di nome Nannbu, il cui simbolo era il seguente:

600px-Japanese_Crest_Nannbu_Turu.svg

Se siete attenti osservatori noterete subito alcune somiglianze con lo stemma del Clan Kozuki, in particolare l’uccello al centro (una gru), al cui interno troviamo una specie di sole, alcune volte considerato la stilizzazione di un fiore e molto spesso di un sistema di 9 astri, che preso da solo rappresenta il Kamon di altri clan giapponesi. Naturalmente ci sono anche altri stemmi che riportano la gru come animale simbolico (a ragion veduta, visto che è anche uno degli animali più caratteristici del Giappone). Qui di seguito vi mostro i più famosi:

crest_mori_gamo_kimotsuki_hatano

Ora, a parte la somiglianza dello stemma, il Clan Kozuki e il Clan Nannbu non hanno nient’altro da spartire, se non il fatto che entrambe furono rinomate famiglie di samurai.

Cattura4Un altro dettaglio interessante risiede nel nome del clan: “Kougetsu” o “Kozuki”, due letture diverse degli stessi kanji, stanno per “Luce lunare“. Al riguardo potremmo speculare fino a domani, ma non avendo chissà quali grandi teorie da raccontarvi, mi limito a dire che probabilmente la falce di luna incisa sulla fronte di Raizo fa riferimento proprio a questo. Non si escludono comunque implicazioni secondarie e vaghi richiami alla Luna, che a Zou abbiamo già visto più volte. Considerando che durante l’arco di Skypiea questa ebbe rilevanza particolare, sarebbe interessante se diventasse nuovamente centrale di qui a breve.

Raizo la Nebbia

Il primo ninja dell’intera opera è, come Kanjuro, un palese omaggio ad un attore del teatro Kabuki. Il soggetto in questione si chiama Ichikawa Danjuro, e potete ammirarlo nella seguente raffigurazione:

Raizou

Outfit a parte, la cosa che ho trovato più interessante di questo personaggio è l’attinenza  a molti dei clichè ninja sviluppatisi proprio durante il periodo Edo, ivi compresa la presunta capacità di compiere azioni “sovrumane” o “magiche”, come lascerebbe intendere l’utilizzo della pergamena (sia chiaro che non è da prendere alla lettera). Sui Ninja comunque ci torniamo dopo.

Red Poneglyph

Quando Robin asserì che il colore di questa pietra era rosso accesso, la cosa mi ha stranito un poco. Per anni ho pensato che queste pietre fossero indistruttibili perchè fatte di un preciso materiale. Mantenendo costante questo dato, mi pare evidente che o esiste un altro materiale, con proprietà identiche ma di colore rosso, oppure è stato dipinto. Questa seconda opzione non mi convince tantissimo, anche perchè una pittura che si conserva intatta per centinaia di anni non credo si conosca, e sarebbe troppo osè probabilmente anche per uno Shonen, a meno che non si scopra che i pigmenti usati erano i globuli rossi dei cinque astri… XD

Come faceva notare il mio stimato collega Flax, nel passaggio dall’817 all’818 si può notare il simpatico gioco di parole “Red” – “Road”. Nell’ultimo capitolo infatti, tale pietra viene chiamata Road Poneglyph, ma tra poco parliamo anche di questo.

Per concludere con le impressioni circa l’817, il fatto di aver trovato un PG e per di più così singolare mi ha eccitato parecchio. Come sapranno coloro i quali hanno seguito le precedenti X-Ray, era un evento che aspettavo dal primo momento in cui ho visto Zou.

Capitolo 818

Forse il capitolo più ciccioso e ricco di informazioni dai tempi di Ohara, tuttavia (e qui so di andare parecchio controcorrente) non è uno di quelli che mi ha fatto esclamare WOW! , pur avendo gioito come un bambino dinanzi al suo primo giocattolo. Vediamo intanto quali sono i punti cardine:

  1. Il Red PG è chiamato Road Poneglyph e, unitamente ad altri tre dello stesso colore, rivela la posizione di Raftel.
  2. Kaido e Big Mom ne possiedono uno a testa, mentre il quarto RPG rimane tutt’ora disperso.
  3. Non è più necessario andare personalmente alla ricerca dei PG: basta infatti trovare i calchi e unirli.
  4. Il clan Kozuki era anticamente una famiglia di “tagliapietre”: furono loro a scolpire i Poneglyph.
  5. Ascoltare la “voce” delle cose non significa “leggere” sulla superficie delle stesse; per tradurre i PG serve la conoscenza tramandata lungo la linea di sangue dei Kozuki, oppure un discendente di Ohara.
  6. Non è un caso, quindi, che Oden, ossia il padre di Momo, facesse parte della ciurma di Roger.
  7. Oden è stato giustiziato prima di poter tramandare le sue conoscenze al figlio. In pratica adesso l’unica al mondo che può svelare la verità è Nico Robin.
  8. Oden è arrivato fino a Raftel e ha scoperto il segreto del mondo. Questo lo ha reso una preda molto ghiotta, e ha messo in pericolo il suo clan. Per proteggere i suoi sudditi, Oden è morto.

RoadMap Poneglyph

Solitamente con il termine Roadmap intendiamo un piano o una sequenza di step da conseguire. In inglese sta semplicemente per “cartina stradale”. In questo caso, il singolo PG indica una strada o un percorso da seguire a partire da un luogo ben preciso. L’insieme di tutti e quattro costituisce di fatto una mappa, come conferma anche Nami.

Cattura5

La cosa mi ha lasciato sostanzialmente indifferente. C’è chi s’è esaltato e chi l’ha presa male, ma in qualche modo c’era da aspettarselo. Insomma, un’isola introvabile avrà pur bisogno di indicazioni per essere trovata. Piuttosto ciò che fa riflettere è altro.

Il ruolo dei Kozuki

Il clan Kozuki ha scolpito queste pietre 800 anni fa, alla fine dei 100 anni di vuoto. Eppure è sopravvissuto tranquillamente. A prescindere da ogni forma di speculazione sui rapporti con il Grande Regno, io penso che un tale dato è indicativo di una cosa soltanto: Clover aveva (parzialmente) torto. Ma d’altronde uno dei cinque astri glielo disse apertamente che la sua era (cito testualmente) “un’ipotesi audace”.

Cattura6

Vi ripropongo il testo originale:

Clover: “Quello che alla maggior parte di noi preme di più sapere non è il contenuto dei Poneglyph, ma il motivo della loro esistenza… per quale motivo le persone del passato hanno voluto trasmettere un messaggio alle generazioni future incidendo dei testi su solide pietre? Io credo che il motivo per cui hanno inciso quella storia su pietre indistruttibili, poi disseminate in tutto il mondo, è da ricercare nel fatto che se avessero scritto il messaggio su carta o libri, questi sarebbero stati distrutti. E questa è la chiara prova che quelle persone avevano dei nemici…

Astri: “Cosa sta insinuando, dottor Clover?”

Clover: […] “Probabilmente quando compresero che sarebbero stati annientati da una grande alleanza, conosciuta in seguito come Governo Mondiale, incisero la storia su delle pietre con l’intento di tramandare ai posteri la verità, e quelle pietre sono i Poneglyph.

Se la prima parte del discorso ha senso, la seconda, ritenuta dagli astri una teoria azzardata, cade completamente. Non è stato infatti il Grande Regno a scrivere i PG, e di questo c’era già sentore, considerando che un popolo sotto attacco tutto ha, fuorchè il tempo di scolpire pietre (gli astri furbastri questo lo sapevano!). Il clan Kozuki, forse dalla parte del Grande Regno, forse semplicemente neutrale, si è sobbarcato l’onere di evitare che la verità venisse cancellata per sempre, ed ecco perchè nei Poneglyph troviamo anche l’ubicazione delle armi ancestrali (che con la storia in realtà non è che c’entrino poi così tanto). Molto probabilmente il clan era in buoni rapporti col Grande Regno, visto che a uno di loro di nome Joyboy hanno anche fatto il favore di scrivere una lettera di scuse diretta all’allora principessa Poseidon.

Tutto questo ci porta ad una sola conclusione: il Grande Regno si servì di questi abili scalpellini/tagliapietre per tramandare alle generazioni future i loro segreti.

Raftel

Cattura7Finalmente dopo non so più quanti anni e capitoli si torna a parlare dell’ultima isola della Grand Line, la misteriosa e introvabile Raftel. Molti si sono cimentati ( e si cimenteranno ) nel trovare una valida spiegazione al perchè esistono 4 Poneglyph rossi adibiti a svelarne la collocazione. Io parto dal presupposto che Raftel, come dimostra anche l’immagine nella mente di Inu quasi praticamente identica a quella dei ricordi di Crocus, sia uno dei punti fermi di tutta l’opera, ossia qualcosa che è stata concepita quasi 20 anni fa e si è mantenuta inalterata fino ad oggi. Ergo, se fin dall’inizio si è parlato di Raftel come di un’isola, io credo proprio che sia un’isola e non una città incastonata nella Red Line o robe simili. Il fatto che servano indicazioni precise per trovarla, come dico da sempre, non deve stupire… il Nuovo Mondo è un tratto di mare molto caotico. La parte finale della Grand Line potrebbe addirittura riservare sorprese inaspettate, come mulinelli, correnti violente, foschie, tratti di bonaccia isolati, mostri marini sempre in agguato etc… insomma, potrebbe darsi che attorno all’isola vi sia una sorta di campo minato che va percorso entro precisi tratti di mare con una precisa direzione, e considerando con non hai nulla per orientarti, senza punti fermi potrebbe essere impossibile da superare. Come se non bastasse, nulla ci dice che questa isola non venga sommersa dalla marea periodicamente, o venga avvolta dalla foschia. Mi ha incuriosito quella specie di fiamma che nello schema avvolge il punto in cui si trova Raftel. Chissà che cosa rappresenta…

In ogni caso, la scelta del colore rosso secondo me è puramente grafica, per indicare una classe di PG molto più importante. Solitamente quando vi arriva una notifica, il baloon è rosso… così come quando ricevete una segnalazione importante,  un avviso di pericolo o robe del genere. Questo non fa altro che rimarcare l’importanza di Raftel, e il fatto che chi riesce ad arrivare fin li, riesce a comporre il puzzle completo.

La morte di Oden

Per i motivi sopra esposti, se al mondo esiste un uomo che conosce la verità e sa leggere i PG, questo diventa automaticamente l’indiziato numero 1 per tutti coloro che, non avendo la possibilità di tradurre gli antichi caratteri, vogliono arrivare dritti al punto ed evitarsi la fatica di trovare Raftel, tradurre e capire il contenuto del Rio PG, etc… Kaido evidentemente è uno di questi. Da tempo pensavo a questo personaggio, e l’unica risposta che riuscivo a trovare alla domanda: “ma un uomo praticamente immortale, che caspita può volere mai da un gruppo di samurai?”, era solo una: “evidentemente i samurai sanno qualcosa che riguarda il One Piece”. Non c’è da essere geni per dedurlo. Per uno che ha vissuto centinaia di anni e che ormai si passa il tempo cercando di suicidarsi, cosa può ancora essere degno di interesse? Naturalmente il tesoro più grande di tutti, appunto il One Piece. La cosa però si fa interessante se ci si comincia a chiedere: “ma perchè è interessato al One Piece?”

Non affronto l’argomento perchè esula dalla trattazione e in ogni caso domande del genere le tratterò adeguatamente nel libro, insieme al Re, quindi abbiate fede.

Ritornando a Oden… la sua morte, per quanto sensata, dato che si è sacrificato per proteggere la sua gente, è una delle cose che mi ha fatto storcere di più il naso. In primis, ritengo la scelta di giustiziarlo abbastanza ingenua. Ma se consideriamo che la ciurma di Kaido è composta da elementi senza senno come Jack, tutto torna. Suppongo che adesso cerchino Momonosuke perchè pensano che lui conosca gli stessi segreti del padre… al chè un bel “COG***NI”non glielo leverebbe nessuno. Ma cosa più importante, come dice anche Neko, molto presto ad entrare nel mirino dei più sarà proprio Nico Robin, in quanto l’unica persona al mondo in grado ancora di tradurre i Poneglyph.

Non da meno, ho trovato fuori luogo il gioco di parole usato per descrivere la sua morte. Oden in giappone è un piatto tipico, una specie di zuppa. Uno che si chiama Oden, cucinato nella tipica zuppa giapponese, sembra proprio una di quelle battute alla Oda, con la differenza che stavolta la trovo un tantino di pessimo gusto.

L’importanza del traduttore e la “voce” delle cose

Se c’è una cosa che si evince praticamente nell’immediato, ma si avvertiva già dal precedente capitolo, è che la capacità di sentire la “voce” delle cose, da sola è praticamente inutile (per quanto riguarda la traduzione dei PG). In caso contrario, nessuno avrebbe chiesto a Robin di tradurre il contenuto del PG rosso con Momonosuke li vicino che “sentiva” tutto quanto. Questo è il motivo per cui Roger si è dotato di un membro capace di leggere (e anche scrivere) l’antica lingua, ed è anche il motivo per cui Luffy ha bisogno di Robin, pur essendo probabilmente in grado, come Roger di sentire la “voce” delle cose.

A tal proposito mi preme fare una certa distinzione fra il sentire la voce di tutte le cose e il sentire la voce dei Poneglyph… perchè da quel che ho capito, sia Oden che Momonosuke riescono a sentire la voce dei PG, non quella di ogni singola pietra, mentre Roger, come Luffy, riusciva a capire ad esempio i Re del Mare… non vorrei spingermi troppo oltre, ma è probabile che si tratti di due poteri simili ma diversi.

Tuttavia, se per gli animali in fondo la cosa è abbastanza comprensibile, con le pietre si complica. Sarà forse la pietra di cui è fatto il PG ad essere particolare? Magari la cava sorgeva nei pressi di un cimitero? (scherzo XD)

Questo, a mio parere, è uno dei punti ancora oscuri, sul quale si potrebbero fare mille congetture.

Kaido, Wano e i Samurai

Finalmente arriviamo alla parte finale dell’analisi. So che sarete stanchi, ma da qui comincia forse la parte più sfiziosa, considerando che inserirò molte info presenti nella MaxiWanoTheory, che in pratica, ormai, non vedrà più la luce.

Come vi dicevo all’inizio, l’epoca più importante del Giappone feudale è senz’altro l’epoca Edo. Tutti i clichè sui Samurai, sui Ninja e su ciò che è diventato mainstream in film, documentari e libri, nacque proprio in questo periodo.

I Samurai e i Ninja

Il termine samurai originariamente proveniva dal cinese e voleva dire “servitore” o “accompagnatore”, e a partire dall’ottavo secolo designò una classe di burocrati di rango medio-basso della corte dell’imperatore, che nel corso dei secoli acquistò sempre maggior potere. Nel XIII secolo il termine assunse un significato militare diventando sinonimo di bushi, ossia colui che possiede la conoscenza e l’arte marziale, indicando dunque i guerrieri più valorosi ma anche più potenti e sapienti. Nel periodo Muromachi (XIV-XVI secolo), con il diffondersi del buddismo zen, si impose anche un codice morale, il Bushido, cioè la via del bushi, del samurai. E’ un sistema di principi etici a cui il guerriero deve attenersi: giustizia, coraggio, benevolenza, disciplina, sincerità, onore, lealtà. Il rispetto delle regole è fondamentale, come l’impossibilità di mancare alla parola data e la ricerca di una morte gloriosa.

Ergo, essere un samurai non voleva dire soltanto appartenere ad una classe, ma anche essere un uomo di valore e di grande integrità morale. Negli scritti di Musashi Miyamoto – considerato il più grande spadaccino della storia giapponese, ma anche scrittore e pittore – la via del bushi viene descritta come ricerca di arricchimento interiore e di perfezione.

Tra gli ideali del samurai vi era anche quello della conoscenza: la classe dei samurai era una classe colta, che esercitava l’arte della calligrafia e della cerimonia del tè, si interessava di pittura, letteratura, teatro, nonché di giardinaggio. In tal senso non deve stupire la scelta di Oda di caratterizzare Kanjuro come un attore del teatro Kabuki, dandogli come arma proprio un pennello.

Man mano che le lotte intestine fra Daimyo diventavano sempre più accese, crebbe la richiesta di guerrieri con un più elevato grado di istruzione nelle arti belliche, mimetiche e di sabotaggio: il ninja. Durante il turbolento periodo Sengoku furono molti i Daimyo che ingaggiarono Ninja per commissionare assassini, rapine e sabotaggi di sorta.

Sempre durante questo periodo il titolo di samurai era aperto a tutti: bastava distinguersi in battaglia. Successivamente Toyotomi Hideyoshi promulgò una legge che rendeva ereditario tale titolo e proibiva di portare armi alla gente non appartenente a questa casta. La spada diventò quindi segno distintivo di appartenenza ad una classe e veniva portata sempre e con orgoglio. Allo stesso tempo si diffuse anche l’idea che nella spada risiedesse l’anima del samurai. Questo portò ad una venerazione dell’arma ancora maggiore (come testimonia la reazione di Kinemon alla vista della Shusui, ritenuta addirittura tesoro nazionale di Wano).

Con la fine del periodo Sengoku e l’inizio del periodo Edo, il samurai tornò a svolgere principalmente funzioni di burocrate o di polizia, vigilando sui confini e mantenendo l’ordine all’interno di ogni feudo. La domanda di guerrieri altamente specializzati crollò improvvisamente e nel giro di pochi anni dei Ninja si perse quasi ogni traccia, anche se le tecniche tipiche del Ninjutsu vennero comunque tramandate e insegnate.

Anche la mobilità sociale che aveva contraddistinto il periodo delle guerre civili si cristallizzò in una rigida struttura sociale gerarchica (samurai, contadini, artigiani, mercanti), raggiungendo l’apice con il Sakoku, ossia la politica isolazionista che caratterizzò l’intero periodo Edo, e di cui anche Brook fa menzione.

L’integrità morale perse sempre più importanza a favore dell’appartenenza di classe e al proprio clan (e al proprio daimyo). Sotto il dominio Tokugawa anche il bushido cambiò i suoi valori. Se nell’opera “Il libro dei cinque anelli” di Musashi Miyamoto (all’inizio del periodo Edo) la disciplina del samurai era soprattutto ricerca di perfezione e affinamento interiore, già qualche anno più tardi (inizio Settecento), nel testo ufficiale che viene considerato una sorta di bibbia del bushido, lo Hagakure, si diede molta più importanza alla lealtà e all’obbedienza al daimyo come primo ideale del samurai. Questo dettaglio si evince abbastanza facilmente ripercorrendo tutta la storia del gruppetto di Momonosuke, basti vedere come reagiscono al solo pensiero che il loro Daimyo è morto.

Il samurai aveva un obbligo di totale fedeltà al suo signore feudale, e doveva essere disposto a sacrificare la vita per lui. Infatti c’era l’usanza, poi vietata, di suicidarsi alla morte del proprio signore. Questo derivava dal fatto che originariamente i samurai dovevano proteggere il loro generale durante le battaglie, e non solo non essere riusciti nel compito era considerato un fallimento, ma l’obbligo di suicidarsi funzionava anche da deterrente contro tradimenti e defezioni. Gli unici a non essere sottoposti all’obbligo di suicidio erano i non appartenenti al rango dei samurai, i soldati semplici e i Ronin (samurai caduti in disgrazia, cacciati o fuggiti).

Da ciò si evince che la salvezza indotta dal sacrificio di Oden, in realtà potrebbe essere proprio la morte dei suoi fedelissimi per suicidio. Quale miglior modo, d’altronde, per sfuggire alle terribili torture della ciurma di Kaido?

Allora, il fatto che Kinemon e Kanjuro, pur essendo samurai, non sono stati assoggettati a tale obbligo, sembra essere un forte indizio del loro essere Ronin. Ad argomentare per bene le motivazioni per cui Kinemon, in particolare, si possa considerare un Ronin c’ha già pensato la collega dello Strong World, di cui vi riporto l’articolo: https://goo.gl/hbCPJV. Discorso molto simile è possibile fare per Kanjuro.

Per chi non fosse ancora convinto che il periodo di riferimento è proprio il periodo Edo, ci sono piccole chicche che il Sensei ha disseminato lungo la narrazione.

Nel capitolo 657, ad esempio, Kinemon chiede ai mugi se a loro piacciono gli Hanjimono. Gli Hanjimono sono dei giochi puzzle-based in cui si deve ricostruire il senso di un’immagine a partire dai suoi frammenti. Tipici del periodo Edo.

La spada di Zoro, la Shusui, riporta sul fodero lo stemma della famiglia Tokugawa, che come abbiamo detto ha governato per l’intera durata del periodo Edo.

Lo stesso Fujitora, palesemente originario del Pese di Wano, potrebbe essere stato cacciato a causa del suo vizio per il gioco d’azzardo. Durante il periodo Edo, infatti, ogni forma di gioco d’azzardo era severamente vietata.

Infine, i soprannomi di diversi samurai già incontrati, tipo Jigoro del Vento, Shiliew della Pioggia, Kinemon Fuoco Fatuo, Kanjuro Pioggia notturna, Raizo la Nebbia, etc… sembrano ispirarsi al libro di  Musashi Miyamoto: “Il libro dei cinque anelli”, scritto proprio nei primi del 1600, detto anche “il libro dei cinque elementi”, dove però l’elemento naturale non viene trattato nella sua forma fisica, ma usato per veicolare concetti di carattere disciplinare o spirituale.

Kaido e i Pirati delle Cento Bestie

Una volta chiarito il discorso sulle origini dei samurai e dei ninja, le implicazioni della morte di Oden e il ruolo che potrebbero avere ad oggi Kinemon e Kanjuro, analizziamo rapidamente la situazione a Wano, dato che, come pronosticavo tempo fa, Kaido e la sua ciurma controllano l’intero paese.

Ritengo che alcuni nomi utilizzati in tutta questa faccenda dei samurai facciano riferimento tanto alla geografia del Giappone quanto ai costumi dell’epoca feudale. Ritengo inoltre che la ciurma di Kaido si ispiri in qualche modo alla tipica struttura geopolitica del Giappone e dei suoi palazzi durante il periodo Edo. Partiamo da Kaido.

Il termine “Kaido” in quel del Sol Levante si trova abbastanza frequentemente, specie se si prende in mano una carta geografica della nazione. L’isola più a Nord si chiama proprio Hokkaido, poichè rappresenta quell’appezzamento di terra settentrionale che fa da ponte fra Honshu e il continente asiatico (viene tradotto infatti come Northen Sea Circuit). Delle quattro isole principali, questa è quella che è entrata a far parte del Giappone più di recente. Per lungo tempo fu infatti una terra popolata da barbari, e considerando che si piazza a latitudini molto elevate, potrebbe aver fatto da musa ispiratrice per rievocare un gruppo di pirati barbari, ispirati proprio ai Vichinghi, qual’è la ciurma di Kaido. Tra l’altro, se non ricordo male, nel capitolo in cui compare X-Drake e il profilo di un castello giapponese (che alcuni avevano scambiato per un Kaido con le corna), stava nevicando.

Altro termine interessante è il feudo di appartenenza di Kinemon, nonchè terra natale del Clan Kozuki. ossia la terra di Kuri “九里”. I kanji, fra le altre cose, possono essere tradotti come “nove quartieri”, il che potrebbe essere un richiamo all’isola più meridionale del Giappone, Kyushu, divisa proprio in nove distretti. L’elemento più interessante è il soprannome dell’isola, dovuto alla massiccia presenza di vulcani attivi: “isola del fuoco“, che risulta perfettamente compatibile con le tecniche specialistiche di Kinemon, detto non a caso “Fuoco Fatuo”. Inoltre è stata terra di origine di moltissimi samurai, il che è comunque un punto a favore, ma cosa più importante, durante il periodo Edo possedeva l’unico porto “internazionale”. In pratica l’unica via di fuga dal Giappone, che il nostro gruppo potrebbe aver sfruttato per fuggire.

Per quanto riguarda la struttura della ciurma dei Pirati delle Cento Bestie, ritengo che Kaido abbia in qualche modo preso spunto proprio da Wano. Abbiamo l’imperatore, le tre Calamità, e i Gifters e i Pleasures con i rispettivi “capitani”. In particolare, Gifters e Pleasures potrebbero ispirarsi rispettivamente ai samurai e agli uomini di corte (menestrelli, cantastorie, etc.).

Nel capitolo 808, se ricordate, ci vennero presentati i sottoposti di Jack, i quali vennero categorizzati principalmente in Pleasures e Gifters. Nella relativa X-Ray analizzando i nomi vennero fuori cose un po’ strane. In particolare per i Pleasures la traduzione dei kanji portava a qualcosa del tipo: “persone che fanno ridere” o “persone che compongono musica”.

Per quanto riguarda i Gifters invece, avevamo qualcosa del tipo:  “persone che possiedono una dote”, in riferimento al fatto che possedevano i poteri concessi dagli Smiles.

E allora i Pleasures a cosa potevano fare riferimento? La chiave di volta potrebbe risiedere proprio nel loro abbigliamento. Se all’epoca li avete osservati bene, i Pleasures avevano in testa un berretto a punta, mentre quelli di rango più alto, dai Gifters in poi, un paio di corna ricurve.

Cattura8.1

Cattura8.2

Anticamente da Oda venne rilasciato un bozzetto che raffigurava Izo, uno dei comandanti di Baffibianchi, da piccolo, mentre danzava allietato dalle note di due musicisti (tipicamente appartenenti alla rango della servitù, come dimostra anche il giochino tenuto da Momo sulla sunny al capitolo 705, in cui lui impersonava lo Shogun e Chopper, Brook e Nami i servitori). L’ appartenenza di Izo a Wano è più che evidente. Addirittura il nome stesso fa riferimento ad uno dei quatto Hitokiri di Bakumatsu, mentre l’outfit da adulto è più simile a quello di una Geisha.

Izo_bambino

L’acconciatura dei menestrelli, come potete vedere, prevedeva proprio un peduncolo di capelli tirato in aria, molto somigliante al berretto a punta dei Pleasures.

Le corna dei Gifters e degli uomini di rango superiore, sembrano invece prendere spunto dalle corna di bufalo tipiche dei Kabuto da battaglia dei samurai.

Cattura9

Lo stesso Jack porta una specie di Chonmage (acconciatura tipica dei samurai), per non parlare di Kaido che è praticamente abbigliato come un tipico guerriero giapponese (pronto per commettere Seppuku xD).

Quindi in definitiva ho come l’impressione che l’intera ciurma di Kaido sia strutturata sulla falsa riga della tipica corte imperiale giapponese.

La suddivisione dei territori e le Tre Calamità di Kaido

Il ragionamento che ho seguito è tanto semplice quanto fantasioso: il Giappone è composto da quattro isole principali, ergo Wano potrebbe, e sottolineo potrebbe, essere composta da altrettante isolette. Se associamo l’isola di Hokkaido a Kaido, ne rimangono tre “libere”, da far amministrare alle sue “Tre Calamità”.

In realtà, nella geografia di Wano (dove non esistono i termini Hokkaido, Honshu, Shikoku e Kyushu, che sono i veri nomi delle maggiori isole del Giappone) vedo Kaido seduto sul trono di Kuri, insieme forse allo Shogun di Wano, ed ora vi spiego perchè.

Sulla base della precedente considerazione sui soprannomi dei samurai (fuoco, nebbia, vento, pioggia, etc..) , le isolette di Wano potrebbero essere in qualche modo collegate ai quattro elementi: fuoco, acqua, aria e terra, in modo da avere, in pratica:

Kuri – il feudo del Fuoco (di cui fa parte Kinemon)
xxxx – il feudo dell’Acqua (di cui potrebbero far parte Kanjuro e Shiliew)
yyyy – il feudo dell’Aria (di cui potrebbero far parte Jigoro e Raizo)
zzzz – il feudo della Terra

Abbiamo detto che a Kuri molto probabilmente amministra Kaido, ergo negli altri tre feudi potremmo avere a capo di tutto le Tre Calamità. Considerando quel che abbiamo visto con Jack, mi immagino gli altri due come mostri di potenza, con Zoan del reparto ancestrale o mitologico.

In tal senso, nella mitologia biblica esistono tre animali leggendari: il Behemoth, il Leviatano e lo Ziz, associati rispettivamente a Terra, Acqua e Aria, che sono proprio i feudi liberi e papabili.

Perchè ho scelto proprio queste tre bestie?

L’idea è nata dopo aver letto una teoria redatta da un utente nella pagina del Bike & Raft. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la ciurma di Kaido è composta da uomini-bestia, tutti più o meno fruttati. Le tre Calamità, in particolare, potrebbero avere frutti tali o poteri tali, da poterli ricollegare alle tre creature mitologiche della Bibbia, dove il Behemoth è, secondo molte fonti, la versione romanzata e mistificata del Mammuth.

Quindi Behemoth = Jack (il cui dominio è quello della Terra). Allo stesso modo la calamità col potere del Leviatano amministrerà il feudo dell’Acqua e quella col potere dello Ziz amministrerà il feudo dell’aria. Rimane Kuri, dove siede Kaido.

Il ragionamento, lo ripeto, è molto semplicistico e probabilmente errato, ma mi piace pensare in modo schematico. Vedremo poi in che termini ci proporrà la questione Oda.

* * * *

Bene, credo di aver finito (in ogni caso mi fermo, perchè è stato abbastanza arduo arrivare fin qui). Spero che la trattazione non sia stata troppo noiosa, ma soprattutto che sia stata di vostro gradimento.

Fatemi sapere cosa ne pensate, quali sono state le vostre impressioni e che idee vi sono venute in merito alle questioni ancora aperte, qui nei commenti o sulla pagina facebook.

Un caro saluto a tutti e alla prossima.

Ray

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