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X-Ray Analisys | Parliamo dei Poneglyph | OnePieceLab

X-Ray Analisys – I Poneglyph

Cari amici e lettori, ben ritrovati. Poneglyph

Capitolo dell’anno? Ni.
Sicuramente questo 846 è un capitolo molto ricco di informazioni, grazioso a vedersi e con una scenografia molto ben curata. Possiamo tranquillamente piazzarlo sul podio dei tre capitoli più interessanti del 2016, ma da qui a renderlo il migliore ne passa.

Sperando di fare cosa gradita, vorrei sorvolare sugli accadimenti “secondari” (cui dedicherò post mirati in pagina nei prossimi giorni) e focalizzare la mia attenzione sui Poneglyph, perché ci sono dei ragionamenti che vorrei sviluppare insieme a voi. Ringrazio gli altri colleghi per aver già parlato organicamente di diversi argomenti correlati, non fosse altro perché posso finalmente scrivere qualcosa di relativamente breve.

Cominciamo dalle parole del Barone Tamago sui Poneglyph

“Questi monumenti di pietra incisi si chiamano Poneglyph, sono sparsi per tutto il mondo ed in centinaia d’anni non sono mai stati distrutti. Si dice che ne esistano circa una trentina, bon, e che nove di questi siano quelli che contengono informazioni!* Nel momento in cui verremo condotti sull’ultima isola, Raftel, queste pietre cominceranno a raccontarci la verità che riguarda questo mondo.”

*NB: la parola “informazioni”, come mi suggerisce il Re, di cui vi invito a leggere le traduzioni di One Piece, è scritto coi furigana di “Rio Poneglyph”. Tenete a mente questa cosa perché ci servirà.

Facciamo un salto indietro di seicento capitoli e prendiamo il 218. Qui Robin ricorda gli ultimi istanti prima che la tomba reale dei Nefertari crollasse, istanti in cui si sfoga con re Cobra.

poneglyph alabastaLa sua frustrazione discende dal fatto che in 20 anni di ricerche tutti gli indizi trovati la portavano ad Arabasta, ma qui non c’era ciò che cercava, ossia il Rio Poneglyph, bensì l’ubicazione di Pluton, cosa alla quale non era minimamente interessata. Da ciò che lei spiega a Cobra si evince chiaramente che non ha ancora capito cosa sia il Rio Poneglyph, tant’è che lo paragona ad una stele singola in cui trovare tutto ciò che riguarda il secolo buio. Un sogno che secondo lei non si realizzerà mai.

Cobra comincia a intuire, e infatti le chiede: “Stai dicendo che esiste un modo per svelare la storia che è stata celata, e che quel Poneglyph (cioè il Rio) sia la chiave per tutto ciò?”
Robin, fra le lacrime, conferma.poneglyph skypiea

Poi però, unendosi a Luffy, riesce a raggiungere Skypiea. Qui spiega che esistono al mondo solo due tipologie di Poneglyph (evidentemente non sapeva ancora dei Road):
– quelli che contengono indicazioni su altri Poneglyph;
– quelli che contengono informazioni.

Grazie al messaggio lasciato da Roger capisce che il Rio non è una singola stele, ma l’unione di tutte quelle che contengono informazioni (esattamente quel che dice Tamago, ecco perchè Oda l’ha scritto in quel modo). Tuttavia, a Robin manca ancora un pezzo per completare la deduzione, ovvero: non tutti quelli che contengono informazioni sono essenziali! Solo nove di questi compongono il Rio. Ergo, esistono altri Poneglyph contenenti informazioni “marginali”.

Ma di cosa stiamo parlando?

Per capirlo andiamo alla traduzione letterale delle parole “Poneglyph” e “Rio Poneglyph”:

i primi significano “Testo della storia”, mentre il secondo significa “Vero testo della storia”. Ora, non è che il Rio racconta la verità, mentre gli altri dicono fesserie. Queste pietre parlano di storia, ed in particolare della storia del mondo, narrando accadimenti o riportando informazioni comunque preziose alla sua ricostruzione, dalle origini fino agli ultimi eventi (che per il Regno Antico rappresentano proprio il secolo buio). Di questo secolo, ossia della verità nascosta dal GM, ne parla il Rio Poneglyph, cioè un sottoinsieme di blocchi informativi che tratta solo quella porzione di storia.

Evidentemente è una porzione di storia cruciale, dato che vi sono dedicati ben nove blocchi su diciassette*.

*NB: 17 è un numero preso al netto dei Road e di quelli che indicano la posizione di quelli che compongono il Rio, ma potrebbe anche essere inferiore.

Primo quesito: i Poneglyph che indicano l’ubicazione delle armi ancestrali sono senz’altro dei Poneglyph informativi, e questo ce lo conferma Robin a Skypiea. Ma siamo assolutamente sicuri che facciano parte del Rio?

Questa è una di quelle domande cui al momento non è possibile rispondere con certezza. Ci si trova dinanzi ad uno dei tanti bivii cui ci pone Oda (da gran bastardo):

  • Se la risposta fosse si, evidentemente le armi ancestrali avrebbero giocato un ruolo importante durante i cento anni bui.
  • Se la risposta fosse no, queste armi apparterrebbero semplicemente alla storia del mondo. Sarebbero un tassello di cui, secondo l’antico regno, bisognava prendere atto, seguendo fedelmente la filosofia di Clover secondo cui tutto ciò che appartiene al passato è giusto che si conosca, a prescindere dalla sua pericolosità potenziale.

Secondo quesito: dato che Clover e gli studiosi di Ohara con ottime probabilità non hanno mai trovato i Poneglyph riguardanti le armi ancestrali, ma erano comunque giunti a metà della loro indagine*, quanti e quali Poneglyph hanno letto? E il Poneglyph di Ohara, era un Rio?

*NB: questo viene detto da Clover nel capitolo 394.

Analizzando le parole di Clover del capitolo successivo, ossia il 395, dove spiega per filo e per segno i risultati delle loro ricerche e le deduzioni connesse, non si evince nulla, e sottolineo nulla, che riguardi il secolo buio. Clover apprende molte informazioni sul Grande Regno, ma nulla sugli accadimenti dei 100 anni di vuoto. Proprio per questo lui, desideroso di capire, cambia strada e va a monte del problema, chiedendosi: “ma perché esistono queste pietre? Perché chi le ha create si è curato di usare un materiale indistruttibile?”

Da qui esegue in cascata una serie di deduzioni logiche che cominciano a spaventare i cinque astri, i quali ordinano la sua esecuzione poco prima che rivelasse un elemento chiave, a suo dire, per comprendere il motivo per cui il GM ha cancellato dal mondo l’antico regno. Ma ancora una volta non si dice nulla sulla verità mancante, ovvero sugli accadimenti del secolo buio, altrimenti Clover avrebbe di sicuro rinfacciato le azioni, o una parte di esse,compiute dal GM nei confronti dell’antico regno. Invece sono solo ipotesi, audaci, come furono definite dai Cinque, ma pur sempre ipotesi. Di sicuro saranno veritiere, ma non discendono da qualcosa che lui ha letto direttamente. Non so se mi spiego.

Arriviamo quindi ad uno dei nodi cruciali: se il Poneglyph di Ohara fosse stato un Rio Poneglyph, come avrebbe fatto Robin a comporre tutti i pezzi?

Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che lei sapeva già leggerli quando venne promossa ad archeologa. Spiava persino le riunioni degli altri membri del centro di ricerca, che la notte si riunivano nel seminterrato, nella sala del PG. Partendo dal presupposto che non sappiamo se lo abbia letto tutto o meno (dato che poteva limitarsi a spiare), che non ha mai preso appunti come fece in seguito da adulta, e che sono passati vent’anni da allora, è convincente pensare che abbia solo ricordi vaghi e approssimati di quelle informazioni, sempre ammesso che le abbia lette.

In altre parole, tutto spinge a pensare che il Poneglyph di Ohara, se facesse parte del computo dei Nove, costituirebbe un tassello mancante di enorme rilevanza, senza il quale praticamente rimarrebbe oscura una parte della verità. Senza contare che, dopo il Buster Call, il Governo possa aver prelevato quel Poneglyph e trasferito chissà dove. Quindi, anche per una questione di necessità di trama, si avalla la tesi iniziale.

Tornando al quesito di partenza, come conciliare dunque l’informazione data da Clover al capitolo 394 (dove dice che sono arrivati solo a metà dell’indagine sui PG) col fatto che, in soldoni, non hanno scoperto nulla degli accadimenti del secolo buio, ma solo informazioni storiche “di contorno” sul Grande Regno, tali da metterli in condizione di sviluppare delle prime ipotesi?

Ohara, come diceva Clover stesso, riuniva i migliori archeologi di tutto il mondo. Costoro lavoravano sui Poneglyph da tempo immemore, perché evidentemente sono sempre stati affascinati da questo tassello archeologico. D’altronde era pur sempre il loro mestiere. Quindi è impensabile che, in così tanti anni, non abbiano pescato almeno uno di quei Nove Pg, anche perché per affermare di essere a metà dell’opera devono aver capito quanti ce ne fossero in totale al mondo. Ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad un bivio, ossia di fronte a due soluzioni:

  • La prima è che, quando il Governo andò a rompere i maroni a Ohara, il livello di traduzione fosse ancora in divenire, essendo questo un processo molto lento che richiedeva il contributo di molte teste pensanti (mentre Robin era in grado di farlo con una semplicità disarmante). Motivo per cui, pur avendo le pietre, o i calchi di queste, o una trasposizione tal quale su un blocco di appunti, queste informazioni dovevano ancora essere decifrate.
  • Oppure il Rio Poneglyph non contiene informazioni soltanto sul Secolo Vuoto, ma questa ipotesi, oltre a contrastare con quanto detto fin’ora, è poco convincente. Difatti, che senso avrebbe distinguere fra Rio e Poneglyph normali (al netto di quelli che danno indicazioni geografiche) se non può esserci una distinzione sostanziale nel loro contenuto?

In altre parole, quindi, i “demoni di Ohara” sono stati sfortunati, perché son state tranciate loro le gambe prima ancora di aver finito la corsa. Se ragioniamo in termini di trama, è giusto che sia così, altrimenti Robin ( e quindi noi lettori) avrebbe avuto poco da scoprire durante il suo viaggio. Ne consegue che, al netto delle armi ancestrali (abbiamo capito essere un grosso punto interrogativo), tutti i Rio, per noi e per la ciurma, sono ancora da scoprire.

Spezzo una lancia a favore dell’informazione sul nome del Regno, che potrebbe discendere dalla lettura di uno di quei nove PG, in quanto cruciale per capire cosa è accaduto. Ma nessuno ci assicura che questa informazione fosse contenuta nel Poneglyph di Ohara, anzi, sembra proprio che questo Poneglyph debba essere escluso dal computo.

Ora, che siano 9 oppure 6 in realtà non è che cambi molto, ma ci pone dinanzi ad un altro grosso inghippo, con il quale si sarà dovuto confrontare persino Oda: se in vent’anni di narrazione sono saltati fuori poco più che una manciata di Poneglyph, dovremo aspettare altri vent’anni per trovare quelli che restano? Ecco quindi la necessità di inserire nella narrazione la presenza dei Calchi. In proposito mi piacerebbe che, in qualche modo, Robin venga in possesso delle ricerche compiute dai suoi genitori, e che quindi il sacrificio di Olvia, di Saul e di tutti gli altri non sia stato vano.

Ma torniamo a quel che dice il Barone Tamago:

“Nel momento in cui verremo condotti sull’ultima isola, Raftel, queste pietre cominceranno a raccontarci la verità che riguarda questo mondo.”

Ho letto molti dubbi su questa frase, in particolare ci si chiede da cosa nasca la necessità di portare i Poneglyph a Raftel. Io però non vedo scritto nulla di simile. A mio parere ciò che intende Tamago è che, una volta recuperate tutte le info necessarie (possibilmente usando i calchi che sono più pratici e facilmente trasportabili) , e una volta giunti a Raftel, è possibile capirne il contenuto, che altrimenti rimarrebbe criptico.

Ma che significa? E cosa si dovrebbe capire di tale contenuto se nessuno, a parte Robin, è ormai in grado di tradurlo?

Per l’ennesima volta ci troviamo di fronte ad un bivio importante:

  • alcuni miei colleghi ritengono, giustamente, che queste informazioni siano poco affidabili, essendo il frutto di una tradizione orale che, passando di bocca in bocca, può aver acquisito sfumature sempre diverse;
  • tuttavia è anche possibile che tale informazione abbia subito poche mutazioni rispetto all’originale, e che quindi abbia solo un piccolo margine di inaffidabilità.

A cosa ci portano queste considerazioni?

Partiamo dalla seconda. Se ciò che Tamago ha detto è sostanzialmente vero, deve discendere perlomeno da una esperienza diretta, ma l’unica di cui si ha memoria è quella di Roger. A meno di considerare la disgustosa ipotesi che qualcuno della sua ciurma abbia tradito, per rendere vera questa ipotesi bisogna che tale informazione arrivi da via traverse, ad esempio che discenda da antiche dicerie. Allora, ponendoci in questa condizione, arriveremmo ad un’unica soluzione: su Raftel è presente qualcosa o qualcuno in grado di leggere, far parlare o mettere nelle condizioni di tradurre il contenuto dei PG.

Ora, questa soluzione fa acqua da tutte le parti, anzitutto perché Roger aveva Oden con sé, quindi aveva bisogno di tutto fuochè di un traduttore/interprete. Ma d’altro canto, è impensabile che si arrivi a Raftel senza tradurre il contenuto dei Road, per cui una figura del genere è in sostanza doppiamente inutile, giacchè se riesci ad arrivare a Raftel evidentemente puoi cavartela da solo in fatto di traduzione.

Torniamo quindi alla prima ipotesi: Tamago parla per sentito dire, come tale è molto probabile che stia dicendo delle inesattezze. Quindi il problema non è tanto “come fare a portare tutte le pietre su Raftel”, ma “cosa accade realmente una volta arrivati su quest’isola?”.

Le domande giuste sono essenziali per districarci in questo bordello interminabile (passatemi il termine). Difatti, se quanto detto da Tamago è inesatto, sopravvive comunque il dubbio che raggiungere Raftel sia necessario per capire e intendere ciò che c’è scritto nelle nove pietre che compongono il Rio Poneglyph. Perché se bastasse semplicemente tradurli tutti e venire a conoscenza della verità, verrebbe meno la necessità di raggiungere Raftel. Quindi resta imprescindibile il fatto che su questa isola ci sia qualcosa di complementare alle informazioni del Rio Poneglyph.

Sarebbe convincente pensare, ad esempio, che su Raftel ci sia l’ultimo tassello mancante per completare il Rio Poneglyph, ossia l’ultima pietra da leggere per avere tutti gli elementi necessari a trarre le proprie conclusioni. Forse è anche per questo che Roger scrisse a Skypiea: “seguirò queste parole fino agli estremi confini del mondo”. Probabilmente sapeva o intuiva che non avrebbe potuto completare la sua ricerca senza prima raggiungere Raftel.

Vorrei concludere questo approfondimento con una teoria, che in realtà è più un’illazione, ma se siete arrivati fin qui, sorbendovi questo pesante ragionamento, mi sembra quasi doveroso premiarvi in qualche modo.

Torniamo a quanto detto da Tamago e immaginiamo per un istante che nelle sue parole ci sia un fondo di verità, che discende da antiche dicerie, e che implica il riunire materialmente tutte le pietre sull’isola. Non vi pare di ricordare qualcosa di noto?drago shenron

A me ricorda tanto il meccanismo di funzionamento delle Sfere del Drago di Dragonball, per cui se le riunisci tutte queste “parlano”, o meglio, permettono di evocare il Drago e di esprimere un desiderio. In modo analogo, riunendo i Poneglyph del Rio, sarebbe possibile evocare (la sparo) le anime degli antichi e farle parlare (?!)… ma va beh, è solo un’illazione.

Piuttosto vorrei farvi notare un’altra cosa graziosa.

simbolo kozuki one pieceQuesto se ricordate è il simbolo dei Kozuki, ovvero coloro che incisero i Poneglyph. Se osservate il simbolo al centro, noterete che è composto proprio da 9 sfere, disposte (al netto del numero maggiore) esattamente come venivano disposte le sfere del Drago. Possibile che rappresentino il Rio Poneglyph?

Inoltre la Gru, che fa da contorno, in Giappone è simbolo di longevità e si crede che se si realizzano in vita mille gru è possibile esprimere un desiderio. Ancora un richiamo a Dragonball.

Ma mi tocca smorzare subito gli entusiasmi, perché queste assunzioni implicano due cose:

  • Come avrebbero fatto i Kozuki ad innestare le anime degli antichi dentro i Poneglyph?
  • Come trasportare tutte queste pietre su Raftel (non sapendo tra l’altro neanche dove si trova di preciso) ?

Se volete divertirvi a ragionare, lasciatemi le vostre deduzioni nei commenti.

Alla prossima!

Ray

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