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One Piece Gold: il film - Recensione OPLab | OnePieceLab

One Piece Gold: il film – Recensione OPLab

One Piece Gold: bel film o delusione?

One Piece Gold è il primo film di animazione ambientato nel mondo di Eiichiro Oda ad approdare sul nostro Grande Schermo, un evento imperdibile per gli appassionati.

Distribuita in tutte le sale il 24 Novembre scorso da Kock Media, la nuova produzione targata Toei Animation, a parte godere di un discreto doppiaggio, punta tutto sulla sterile spettacolarizzazione dei contenuti (ripresa in modo sfacciato da grandi film come Now You See Me e Ocean’s Eleven) e sulla classica denuncia sociale, a discapito della trama e della caratterizzazione dei personaggi. Infatti, One Piece Gold si caratterizza soprattutto per molte informazioni sparse, troppi Deus Ex Machina e una serie sconfinata di “vecchie conoscenze” buttate in mezzo solo per ingolosire i fan. Fra alti e bassi, a fine proiezione One Piece Gold lascia addosso la sensazione di aver assistito più ad una propaganda che ad un vero prodotto cinematografico. One Piece Gold

Come l’intero manga, anche questo ennesimo film su One Piece gira intorno ad una tematica scottante, che è quella della ricchezza e del potere che ne deriva, denunciando ripetutamente i crimini che spesso vengono compiuti in nome del Dio Denaro, ai danni della libertà individuale e collettiva.

La nuova avventura dei pirati di Cappello di Paglia si piazza temporalmente fra la saga di Dress Rosa e quella di Zo, ed è ambientata  su una nave colossale, la più grande al mondo, una sorta di Las Vegas galleggiante, lunga ben 10 chilometri ma mille volte più lussuosa, tant’è che tutto, persino le case, sembrano fatte d’oro. La nave, date le enormi dimensioni, non è motorizzata ma viene trainata da due gigantesche tartarughe. Vi è poi una cittadina, molto vicino alla prua della nave, chiamata Downtown, mentre a monte, là dove dovrebbe ergersi il castello di poppa, vi è il cuore pulsante di tutto: Gran Tesoro.

Quasi tutte le scene si svolgono di notte. Questo permette da un lato di godere al massimo della coreografia messa a punto dagli animatori giapponesi, con luci stroboscopiche, fuochi d’artificio, insegne luminescenti, pioggia d’oro e altre diavolerie. D’altra parte, si pongono le basi e le condizioni ideali per il colpo del secolo. In fondo c’era da aspettarselo che in una nave così ricca ci fosse, da qualche parte, un tesoro altrettanto imponente. A maggior ragione se la nave è pensata per essere un enorme casinò, dove gente di ogni schiatta e genia attracca tentando la fortuna. Si incontrano infatti pirati, persone comuni e persino Marines. Poi si scoprirà che sono tutti indebitati fino al collo, continuamente vessati dalle turbe del villain di turno: Gild Tesoro, ex pirata e proprietario della nave. One Piece Gold

Gild, un nome che fa il verso a Gold, gode non a caso del potere di manipolare a suo piacimento tutto l’oro che tocca. Durante la sua carriera da pirata è riuscito ad accumulare una fortuna, tant’è che si vocifera possegga qualcosa come il 20% delle ricchezze mondiali, e il Tributo Celeste, ossia le tasse che paga al Governo Mondiale, ammonta, in proporzione, a ben 500 miliardi di Berry, che secondo Robin sarebbero sufficienti a comprare una piccola nazione. È così che Gild tiene in pugno i Draghi Celesti. Il suo tributo è, a ragion veduta, il più ingente in assoluto.

Grazie alle sue enormi ricchezze, e quindi alla sua enorme influenza, Gild non solo si trova a capo di una vera e propria nazione riconosciuta dal Governo Mondiale, ma gode anche dei benefici di un componente della Flotta dei Sette. Questo è il motivo per cui, unitamente al suo passato da schiavo dei Draghi Celesti, si crede una vera e propria divinità. Ma, nonostante gli sforzi dei produttori di dargli spessore a colpi di flashback drammatici e fin troppo frammentati, alla fine sembra più una commistione mal riuscita tra Doflamingo ed Enel.

One Piece GoldIl braccio destro di Gild è Baccarà, la classica spilungona formosa e attraente, il cui potere le permette di manipolare la fortuna delle persone che tocca. Il nome, in pieno Oda-style, ricorda il quasi omonimo gioco di carte. Vi è poi Dice, l’energumeno imbecille, e Tanaka, una sorta di Fukuro rivisitato.

L’intero team lavora sinergicamente per imbrogliare tutti coloro che mettono piede a Gran Tesoro, facendo il buono e il cattivo tempo a propria completa e insindacabile discrezione. Ciò che regna su quella nave è una condizione di schiavitù indotta dal pagamento di enormi debiti contratti col gioco d’azzardo e la complice manipolazione della fortuna. Vittima di questo perverso e malsano meccanismo speculativo è anche un componente dell’Armata Rivoluzionaria, un certo Reis Max, che giustifica la presenza di Sabo e Koala nei paraggi.

Reis tuttavia si trova in una prigione sotterranea, dove tutto è completamente fatto di oro massiccio. Qui, ancora una volta, viene messo il luce uno dei tanti paradossi della ricchezza: a che serve avere oro da poterci nuotare in mezzo, se mancano i beni di prima necessità quali cibo e acqua? Insomma, sembra di stare in un girone dantesco, in cui vengono condannati, per contrappasso, tutti coloro che da vivi avevano bramato ricchezza più di ogni altra cosa. Il rivoluzionario, che ci viene presentato come un incallito giocatore d’azzardo, sembra proprio rispecchiare questa visione.

Akainu, Rucchi, Spandam e molti altri volti noti si guadagnano brevi cameo all’interno della vicenda, ma finiscono per risultare presenze ridondanti e quasi inutili ai fini della trama.

Il personaggio di svolta è Carina, che ci viene presentata come una vecchia conoscenza di Nami. Le due ragazze, accomunate da un passato da ladruncole e una sfrenata passione per i soldi, decidono di derubare Gild e fargliela pagare per i suoi soprusi, ivi compresa la cattura di Zoro, cui spetta vestire le ingrate vesti della principessa in pericolo.

Insieme ai Mugi rimasti, Carina mette in atto un piano, in pieno stile Ocean’s Eleven, con tanto di colpi di scena e coreografie riprese, tal quali, dal film Now You See Me. Alla fine arrivano le tanto attese quanto immancabili mazzate, in cui ogni componente della ciurma ha modo di sfoggiare almeno una delle migliori tecniche di combattimento viste fin’ora nel manga.

Una volta abbattuto Gild e consegnato fatalmente ai Marine, scatta una inspiegabile e forzosa corsa contro il tempo, che ha l’unico scopo di consegnare allo spettatore i titoli di coda, e che si rivela, in modo piuttosto prevedibile, l’ennesima truffa di Carina.

Nonostante One Piece Gold non sia di certo il miglior film di animazione di cui si possono vantare in quel Sol levante, rimane uno dei migliori fra quelli prodotti su One Piece. Lo zampino di Oda si vede, ed è probabilmente merito suo se in qualche modo questa produzione potrà definirsi di successo. In ogni caso lascia ben sperare per il futuro. A noi, nel frattempo, non resta che goderci l’opera magna.

Ray

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