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X-Ray Analysis - GrandLine & RedLine | OnePieceLab

X-Ray Analysis – GrandLine & RedLine

Ci sono molti misteri del mondo di One Piece che attendono di essere svelati. Misteri che riguardano il passato storico, le sue genti, le loro vicissitudini e la loro eredità. Ma ci sono anche altri misteri, forse meno evidenti ma egualmente rilevanti: la Grand Line, ad esempio, della quale non si è mai capito molto, o la Red Line, la cui presenza è forse ancora più criptica. Per non parlare della Reverse Mountain, delle isole nel cielo o persino di Raftel, l’isola apparentemente invisibile.

Tanto basterebbe già a giustificare una certa curiosità nei confronti di queste tematiche e quindi la voglia di elaborare una teoria, ma il motivo per cui oggi scelgo di porvi l’attenzione è dato principalmente dal fatto che, a valle di un’analisi che è durata anni e che sta alla base del libro “La strada che porta verso il Sole”, è emersa l’importanza cruciale della geografia ideata da Oda, non soltanto per la trama in sé, ma anche per molti aspetti ad essa correlati. Provare quindi a capire di più del contesto nel quale è ambientato il viaggio di Rufy e della sua ciurma probabilmente può agevolare la comprensione di molti altri misteri o persino dell’opera stessa.

In questa breve trattazione mi limiterò sia nei contenuti che nell’esposizione, con la promessa di fornirvi una versione molto più ampia, ben contestualizzata e ben documentata nel libro in cantiere. Prima di iniziare è bene ricordare però che solo e soltanto l’autore può arrogarsi il diritto di confermare o screditare una teoria, fosse anche la migliore per solidità, contenuti trattati ed obiettivi raggiunti. Altresì, solo l’autore potrà spiegare, se mai vorrà, cosa c’è alla base di molti misteri o di molti meccanismi tutt’ora ignoti. Tuttavia si può come sempre provare a svelare l’arcano cimentandosi nella solita prova di abilità che l’opera, con i suoi indizi e con i suoi tranelli, di volta in volta ci propone. In tal senso, tenendo conto del fatto che poche cose del mondo di One Piece sono frutto esclusivo della fantasia dell’autore, un buon metodo di indagine è sicuramente quello di analizzare le possibili fonti di ispirazione.

Cominciamo dalla Grand Line. Conosciamo più o meno tutti le sue caratteristiche salienti:

– È una banda d’acqua che cinge il globo come un anello all’altezza del punto mediano dell’asse (esattamente come l’equatore).
– È separata dagli altri mari dalle cosiddette fasce di bonaccia.
– Tali fasce sono abitate dai Re del Mare.
– Ogni isola che ricade in questo mare ha un preciso campo magnetico, per cui è impossibile orientarsi con la classica bussola, ma occorre munirsi di preci strumenti chiamati Log Pose.

Ci sarebbe anche altro, ma per ora basti questo. La domanda da porsi adesso è:

Esiste qualcosa del genere nel nostro mondo?

Naturalmente no, o quantomeno non nella realtà fisica odierna. Occorre precisare infatti che negli anni ’50, ad opera di alcuni noti scrittori come Charles Berlitz e Ivan Sanderson, si diffuse nell’immaginario di massa, ancora scosso dal recente conflitto mondiale e probabilmente avido di capri espiatori sui quali dirottare le proprie paure, la convinzione che esistessero delle zone del mondo in cui sparivano misteriosamente navi ed aerei in transito, per via di quelle che furono definite “anomalie del campo magnetico”. La letteratura del tempo fece presto a partorire testimonianze di piloti e marinai che assistettero ad improvvisi malfunzionamenti della strumentazione di bordo, fra cui soprattutto le bussole. Da qui, complice la scarsa informazione ed un livello scientifico non ancora adeguatamente elevato, nacque il mito tutt’ora esistente del Triangolo delle Bermuda, o quello meno famoso (almeno qui in Occidente), del Mare del Diavolo.

 

Sanderson si spinse persino oltre, teorizzando non solo la presenza di altri punti critici al pari di quelli ciati, in altre parti del mondo, ma ipotizzò anche l’esistenza di un legame di carattere geografico fra questi luoghi, per cui, a suo dire, ricadevano tutti entro due fasce parallele a quella equatoriale, quasi coincidenti con i tropici del Cancro e del Capricorno.

Per molti anni naturalmente si credette a queste storie, complici alcuni incidenti che allora sembrava impossibile spiegare altrimenti. Inutile dire che il fascino del mistero ed il beneficio del dubbio alimentarono trame e sceneggiature di ogni tipo, quindi non sarebbe del tutto inverosimile ipotizzare che anche Oda abbia preso spunto da queste storie, tenuto conto soprattutto del fatto che quel famoso Mare del Diavolo è piazzato proprio al largo delle coste del Giappone e che tutt’ora nella mitologia Giapponese riveste un ruolo cardine, essendo stato creduto anticamente la sede dei draghi.

A favore di questa teoria vi è senza ombra di dubbio la somiglianza fra la Grand Line e la fascia compresa fra le due schiere di “Vile Vortex”, come furono battezzati da Sanderson, oltre al fatto che in entrambi i casi viene tirato in ballo la presenza di anomalie del campo magnetico. Persino il fatto che le fasce di bonaccia siano abitate da Re del Mare ricorda in modo convincente la mitologia Giapponese che vedeva in quel tratto di mare maledetto la sede dei Draghi (a loro volta immaginati come lunghi ed enormi serpentoni acquatici).

Eppure manca ancora un pezzo. La Grand Line, come suggerisce lo stesso nome: 赤い土の大陸 (“Grande Rotta Marina”), non è una mare, ma una rotta. Una rotta nautica che si chiude ad anello intorno al mondo. Ebbene, forse non tutti sanno che qualsiasi rotta marina ed aerea fra due punti sulla superficie terrestre non è mai rettilinea, a causa sia della sfericità della Terra che della sua rotazione intorno all’asse. Sembrerà assurdo, ma il percorso più breve per collegare due porti, ad esempio, è una rotta curvilinea (su planisfero). Non rettilinea. Non a caso nel mondo della marina o dell’aeronautica si parla sempre di “Circle Path” o “Circle Route”, ossia di percorsi o rotte che hanno forma circolare, considerando il ramo di andata e quello di ritorno. In realtà la forma non è circolare, ma si chiude comunque ad anello. Quando le distanze sono particolarmente ampie, come ad esempio fra il Giappone e l’America, questo profilo si accentua, tant’è che si parla di “Great-Cicle Path”, o “Great-Circle Route” ossia Grande Rotta Circolare, che è proprio la natura essenziale della Grand Line.

Ma andiamo avanti.

L’altro grande elemento divisorio del mondo di One Piece è la Red Line, un enorme continente che in certi punti arriva ad ergersi per 10000 metri sul livello del mare, sprofondando per altrettanti metri fino al fondale marino. Quelle poche volte che l’abbiamo visto ci è sempre stato mostrato come una vera e propria muraglia di nuda roccia, con pareti talmente scoscese da non sembrare nemmeno naturale.

Teoria sulla Red Line

La caratteristica principale, tuttavia, non sono le dimensioni assolutamente singolari, ma il colore. Come testimonia lo stesso nome 赤い土の大陸 (“Continente di pietra rossa”), la Red Line è un ammasso di roccia rossastra che, per resistere alle testate continue di balene della stazza di Lovoon, deve evidentemente essere anche parecchio dura. Se al mondo non c’è nulla di simile alla Red Line, esiste di certo una pietra che rispecchia queste caratteristiche, ed è il porfido rosso. Ne esistono tantissime varietà, ma senza entrare troppo nel dettaglio basti sapere che la maggior parte di queste ha origine vulcanica.

 

Questa informazione è particolarmente interessante, e a breve capiremo perchè. Intanto se osserviamo il planisfero di One Piece, salta subito all’occhio la forma ad anello della Red Line.

Dunque, ricapitolando abbiamo: una pietra rossa, di probabile origine vulcanica, ed una catena montuosa che riportata su un planisfero ha una forma ad anello, oltre ad essere incredibilmente ripida e scoscesa. Avendo appurato che non vi è nulla di simile al mondo, la domanda è:

Esiste qualcosa a livello geografico che potrebbe aver ispirato la nascita di una simile struttura?

Forti di quanto detto per la Grand Line, potremmo aggiungere un ulteriore vincolo alla nostra ricerca, ossia qualcosa che, oltre a fare al caso nostro interessi direttamente la terra natia del nostro Osa, ossia il Giappone.

Ebbene la risposta è “sì”, esiste, ed è la Cintura di Fuoco. Per chi non ne fosse al corrente, si tratta di una faglia attiva lunga circa 40.000 chilometri, praticamente quasi quanto la circonferenza terrestre misurata all’equatore, che delimita quasi interamente l’Oceano Pacifico, interessando, fra gli altri, anche il Giappone. Il nome si deve alla presenza di innumerevoli vulcani attivi, caratterizzati da un tipo di attività che gli esperti chiamano “esplosivo”, ossia quel tipo di attività che dà origine a vulcani particolarmente ripidi e scoscesi.

 

Ma non è finita qui.

Se già adesso la cintura di fuoco sembra fare al caso nostro in maniera scandalosamente credibile, il bello arriva sovrapponendo un qualsiasi planisfero terrestre con quello del mondo di One Piece, facendo combaciare la cintura di fuoco con la Red Line. Quello che si scopre è a dir poco eccitante:

  1. Il Giappone cade in corrispondenza di Loguetown, la città dell’inizio e della fine. Un parallelismo a dir poco affascinante.
  2. L’isola alla fine della Grand Line, che prima dell’ingresso dei Road Poneglyph coincideva con Raftel, cade in corrispondenza dell’Indonesia, dove circa 1000 anni fa esisteva un regno prospero, devastato poi da una grande guerra, il cui sovrano fu un uomo illuminato di nome Joyoboyo. Vi ricorda qualcuno?
  3. Il continente americano, noto alla storia come Nuovo Mondo, cade proprio in corrispondenza di quel tratto della Grand Line che prende esattamente lo stesso nome.

Difficile credere che siano solo coincidenze, eppure come vi spiegavo all’inizio, solo l’autore potrà confermare o screditare quanto appena detto. Per quanto ne sappiamo adesso, possiamo ritenere di aver ragionevolmente trovato, se non tutte, almeno le più influenti fonti di ispirazione per la Grand Line e la Red Line.

Ciò che emerge, qui come anche in altri autorevoli lavori di indagine sulle fonti di ispirazione di Oda, è la dimostrazione lampante del fatto che molto di ciò che vediamo nell’opera non nasce nella testa dell’autore, ma nasce nel nostro mondo, da quanto ci offre in termini di storia, geografia, letteratura, scienza, etc. A Oda va il merito di saper rimodellare il tutto per creare sempre qualcosa di originale e inedito. Oserei dire, tuttavia, che il suo più grande pregio potrebbe anche essere la sua più grande vulnerabilità, perché spesso le fonti nascondono indizi cruciali nella predizione di determinati accadimenti.

Potrei citare il caso del Don Chisciotte, nei cui versi era nascosto un indizio sul fatto che avremmo visto, cito testualmente:

un nano con una tazza piena d’acqua di tal virtù, che a gustarne per una goccia guarivano dalle piaghe e dalle ferite come se non avessero mai avuto alcun male

Nano che poi si è rivelato essere Manshelly.

Potrei anche citare il caso di Sanji. Quando teorizzai la relazione con il Genji Monogatari, nel lontano settembre 2015, ai “sanjisti” non rivelai nulla di nuovo circa il fatto che il protagonista di questo famosissimo romanzo avesse origini nobiliari, dunque avrebbe potuto averle anche Sanji. Ma le informazioni non si esaurivano qui. Citando testualmente la X-Ray del capitolo 801:

“Genji era il secondogenito di un Imperatore del Giappone e di una concubina di basso rango ma dotata di grande avvenenza e leggiadria. Avendo ereditato questi tratti dalla madre, Genji veniva anche definito “il principe splendente” per la sua intelligenza, cultura, e bellezza fisica. La morte della madre, avvenuta quand’era ancora un bambino, ha lasciato in lui un vuoto profondo che per tutta la vita ha cercato di colmare circondandosi di altre donne e innamorandosi ripetutamente dell’una o dell’altra.

Informazione che abbiamo scoperto essere veritiera solo qualche mese fa, quando Oda ci ha messo al corrente dell’infanzia di Sanji.

Ma potrei citare anche il caso del cannibalismo di BigMom, presente in uno dei personaggi a cui ipotizzai fosse ispirata, o il caso del legame fra il “fattore di lignaggio” (alias DNA) e le ricerche di Vegapunk, di cui parlai quasi 5 anni fa. In sostanza, una corretta ricerca delle fonti di ispirazione può essere determinante. Vi garantisco che non avete la più pallida idea di quanta roba c’è potenzialmente dietro ogni singolo elemento di One Piece. Ma nel libro parleremo di questo e altro.

Ritornando agli oggetti di questa analisi, potremmo chiederci:

Come hanno avuto origine la Grand Line e la Red Line?

Se per la seconda, proprio grazie alle fonti di ispirazione, è possibile ipotizzare un’origine di tipo vulcanico, per la Grand Line il discorso, a causa delle fasce di bonaccia e della Reverse Mountain, si complica parecchio, al punto che dubito Oda lo spiegherà mai. Ma una cosa è sicura: questi elementi hanno avuto un peso determinante nella storia di One Piece, al punto da aver modificato l’enumerazione stessa degli anni, dando luogo all’inizio di una nuova Era, quella che oggi è conosciuta come Era Kaien, o Era del Mare Circolare.

Ma anche di questo parleremo per bene nel libro o finisco per dilungarmi troppo.

Per oggi è tutto.
Se avete apprezzato o avete domande, abusate pure della barra dei commenti.

Alla prossima.

  • Ray

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