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X-Ray Analysis - Capitolo 904 - L'Armata Rivoluzionaria | OnePieceLab

X-Ray Analysis – Capitolo 904 – L’Armata Rivoluzionaria

Andando a memoria, questo dovrebbe essere il primo capitolo in assoluto dedicato interamente all’Armata Rivoluzionaria. Quale miglior occasione per parlarne in maniera un po’ più organica, con particolare riferimento alle possibili fonti di ispirazione dei singoli personaggi. Come ormai ben sapete, io sono un fermo sostenitore dell’importanza di tutto ciò che può aver ispirato Oda, poiché, come ampiamente dimostrato in passato, la conoscenza delle fonti può aiutare in modo determinante nella comprensione degli sviluppi futuri della trama.

L’armata rivoluzionaria è un’organizzazione che, per farla breve, trae una sostanziale ispirazione da tutti quei movimenti rivoluzionari che hanno caratterizzato la storia moderna: dalle “Tre Gloriose Giornate“, citate come vedremo con Belo Betty, alla rivoluzione socialista avvenuta in russa nei primi del ‘900, citata più volte non solo attraverso il modus operandi e gli obiettivi dell’armata stessa, ma anche indirettamente attraverso il personaggio di Emporio Ivankov. Difatti, se la prima ha il grande pregio di rimettere brutalmente sul piatto i valori cardine dell’intero manga (oltre che della rivoluzione francese), ossia libertà, uguaglianza e fratellanza, è la seconda a caratterizzare meglio l’organizzazione di Dragon, poiché basata sul concetto “rivoluzionario” (di stampo marxista) per cui lo smantellamento del sistema capitalistico borghese ed il rinnovamento dell’intera compagine politica ed economica doveva partire dal basso, ovvero dal popolo.

La rivoluzione di Dragon si innesta in un mondo dove fondamentalmente si contrappongono due schieramenti: i Draghi Celesti, rappresentati sul campo dalle forze governative, ed i Pirati, che in mancanza di un Leader sono sostanzialmente rappresentanti di se stessi. Di base, il Governo Mondiale rappresenta la legge, i Pirati coloro che la infrangono brutalmente in nome della libertà. Ma sappiamo che è impossibile imbrigliare queste due entità all’interno di una definizione ben precisa, dato che abbiamo testimonianza di un Governo che scende volentieri a compromessi con la malavita, macchiandosi di atti violenti e repressivi come la distruzione di Ohara, e pirati che fanno della libertà il pretesto per imporsi come nuovi oppressori o altri, come i Mugiwara, che piuttosto che saccheggiare girano il mondo sollevando i popoli dalle loro croci, al pari di veri e propri liberatori. Tuttavia a farne spesso le spese, per un motivo o per un altro, è sempre il popolo. E qui entra in gioco la Rivoluzione.

In questo capitolo ci viene mostrata una criticità importante all’interno della complessa organizzazione politica e militare del mondo di One Piece, ovvero la vulnerabilità cui vanno incontro i regni partecipanti al Reverie svuotando i propri territori di gran parte degli eserciti per scortare i reali ed i loro tributi ai Draghi Celesti, altrimenti completamente in balia dei Pirati. Di fatto, trattandosi di una “coperta corta”, è come se Oda stesse implicitamente e forzosamente dicendo che il popolo è l’elemento sacrificabile, per creare da zero la necessità di una forza armata, alternativa alla Marina, che si erga a difensore dei cittadini. A ben pensare abbiamo assistito ad altre criticità importanti, una per tutte la malavita, che come ha ampiamente dimostrato Doflamingo, sta alla base di molte situazione di oppressione, nei riguardi delle quali, fatta eccezione per Rufy e la sua ciurma, i pirati non hanno voce in capitolo. Anzi, se possono ne approfittano volentieri. Ergo si pone nuovamente l’esigenza di avere una forza alternativa, che agisca là dove nemmeno la Marina può, o a causa di quel sistema corrotto che è la Flotta dei Sette, oppure semplicemente perché non riesce a dispiegare opportunamente le sue forze sul campo.

In sostanza, quindi, nel momento in cui nessuno può difendere il popolo, questi deve diventare il tutore di se stesso, imbracciare le armi e “rivoluzionare” lo status quo.

Queste idee, queste fazioni, sono molto simili –per non dire a tratti identici- a quelli che si videro in Russia nei primi del ‘900, dove la conservativa e tradizionalista Armata Bianca, che puntava al mantenimento dello status quo, si contrappose alla famosa Armata Rossa (detta anche Armata dei Contadini e dei Lavoratori) di stampo rivoluzionario. Ma non solo, Oda ha attinto a piene mani anche da tutto ciò che ha caratterizzato il contesto scientifico e letterario dell’epoca, non solo con l’avvento dello Steam-punk, ma con l’introduzione di una figura, poi riproposta in tutte le sanse, dello “scienziato pazzo”.

Le origini di questa figura si perdono nel tempo, ma a cavallo fra l’800 e il ‘900, in particolare, la scienza ha sconfinato nella fantascienza più di una volta, spesso spronata dai regimi dell’epoca, a loro volta galvanizzati da idee filosofiche come quella del “super-uomo”.

Uno di questi, fonte di ispirazione per il personaggio di Emporio Ivankov, fu Ilja Ivanov, un famoso scienziato russo conosciuto anche come “il Frankestein sovietico” per via dei folli incroci fra animali, noto principalmente per i suoi esperimenti sul ringiovanimento ormonale tramite trapianto di testicoli di scimmia in anziani pazienti umani. Proprio per questo fu assoldato dall’allora URSS affinché creasse un esercito di uomini-scimmia, ovvero uomini dotati di una forza prodigiosa e di un cervello non molto sviluppato, che fossero insensibili al dolore, resistenti e indifferenti alla qualità del cibo. L’intenzione era non solo quella di creare il soldato perfetto, da introdurre nell’Armata Rossa, ma anche una forza lavoro gratuita all’interno delle miniere di carbone.

Impossibile non notare il parallelismo Ivankov-Rufy, non solo per la cura ormonale subita dal gommoso, ma anche perché la famiglia di Rufy è “Monkey”, che vuol dire appunto “scimmia”.

Altra grossissima fonte di ispirazione è un’altra icona della fantascienza “horror”, ovvero il Dr. Frank-N-Furter, scienziato eccentrico protagonista del musical “The Rocky Horror Picture Show”, un’opera che, sia attraverso il dottore, sia attraverso i Transilvaniani, pone l’attenzione non tanto sui transgender, ma sul travestimento, come è possibile apprezzare dalle immagini. Inutile dire che l’outfit di Ivankov è praticamente identico, oltre al fatto che i suoi trans-formati arrivano proprio da qui.

Lindberg è un altro personaggio che deve molto all’icona dello scienziato pazzo, come dimostra il suo out-fit, anche se la sua fonte di ispirazione principale è l’omonimo topo, protagonista di una fiaba ispirata all’impresa dell’aviatore statunitense Charles Lindberg, che nel 1927 per primo sorvolò l’Atlantico in solitaria e senza scalo. Nella fiaba, il topo Lindberg è un topo di biblioteca con il sogno di volare lontano da quella realtà, infestata da gatti pericolosi e trappole al formaggio. Sfruttando le nozioni dei libri, fra cui anche alcuni schizzi di Leonardo Da Vinci, oltre ad una smisurata quantità di cianfrusaglie raccolte qui e lì, diventa a tutti gli effetti un inventore e costruisce la sua prima macchina volante. Non è un caso che il Lindberg dell’armata rivoluzionaria abbia il viso affilato e la corporatura minuta di un topo (probabilmente è un Mink), e venga raffigurato spesso in aria, sollevato dalla tecnologia ad aria (o a vapore, dato che l’influenza dello steam-punk è evidentissima), che porta sulle spalle.

Un altro personaggio che nasce da una delle tante rielaborazioni artistiche e cinematografiche di Frankestein, è Inazuma, ispirato ad Edward mani di forbice. Il termine, tuttavia, non è solo indicativo della saetta che si trova stampato sul viso, ma richiama lo shape delle spade giapponesi, che è sempre molto ben definito nelle lame delle sue forbici.

Belo Betty, invece, trova la sua principale fonte di ispirazione in Marianne, personificazione allegorica della Francia, raffigurata nel celebre dipinto di Eugene Delacroix dal nome-manifesto: “La libertà che guida il popolo”. Il suo modo di fomentare la rivolta agitando la bandiera è praticamente identico, con l’unica differenza che nel manga Betty galvanizza il popolo grazie al potere del suo frutto. Inutile sottolineare l’importanza cruciale che può avere un potere simile per un’armata rivoluzionaria come quella di Dragon. Mi stupisce come non sia lei la sua vice.

Infine abbiamo Morley, il cui nome deriva dal termine “mori”, che a sua volta fa riferimento ad attrezzatura da pesca subacquea (come dimostra il suo tridente), e Karasu, che in giapponese vuol dire “corvo”, ed è un palese tributo a kai-chisaki di Boku no hero academia. Scopriamo in questo capitolo che è lui l’uomo che controlla i corvi dell’armata, gli stessi che portarono Sabo in volo via da Dressrosa.

E Barbarosa?
Non mi è chiaro da cosa abbia tratto esattamente ispirazione Oda, ma esistono due opere nel panorama letterario: “Pinkbeard The Pirate: His Gay Pirates”, il racconto ucronico ed anche un po’ ironico di un certo Capitan Fefé e delle sue scorribande a capo di una ciurma di pirati gay, non interessati all’oro ma solo ai gioielli femminili, e “Pinkbeard’s revenge”, una fiaba che narra di un pirata, chiamato “barbanera”, che a furia di bere succhi di frutta di colore rosa finì per avere la barba dello stesso colore.

Chiusa la carrellata delle fonti di ispirazione più probabili, torniamo al confronto fra Armata Bianca e Armata Rossa, perché ritengo che sia particolarmente interessante. Queste due forze armate furono protagoniste della storica guerra civile russa, che ebbe inizio dopo la Rivoluzione d’Ottobre e fu combattuta su tre fronti principali: meridionale, orientale e nord-occidentale (attenzione a questa informazione). Inoltre, esattamente come i pirati del mondo di One Piece, nella guerra civile russa intervenne una “terza forza”, costituita dall’Armata Nera e dall’Armata Verde, rispettivamente di stampo anarchico e nazionalista.

Allora, volendo azzardare un’ipotesi: ad un primo atto di guerra ai danni dei Draghi Celesti, dato da un’azione clamorosa e indubbiamente riconducibile all’armata rivoluzionaria, potrebbe seguire uno scontro armato su più fronti, da cui l’importanza di introdurre dei comandanti dei quadranti Nord, Sud, Est e Ovest, coincidenti con i rispettivi mari e le rispettive armate. In questo senso riprendo le parole di Benn nel dire che non mi stupirebbe affatto se più che trattarsi di uno scontro frontale, dove l’armata rischierebbe di avere la peggio, la lotta si consumasse in modalità guerriglia su più fronti, costringendo la marina a frammentare, e quindi indebolire, le proprie forze.

PS: il simbolo dei rivoluzionari è un drago. La cosa non stupisce per niente, anche se diventa quasi preoccupante la mole di riferimenti al drago che ruota intorno a Dragon. All’apparenza sembra proprio che abbia uno zoan mitologico.

Con questo chiudo, augurandomi che questa filippica sia stata di vostro gradimento e consigliandovi caldamente, se non l’avete ancora fatto, di leggere la riflessione di Benn su questo capitolo, che trovate al seguente LINK.

Alla prossima.

  • Ray

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